L’ispirazione mitopoietica di Sergio Braida

 
 
Il mito che si reinventa e si fa velo squarciato sul presente, assorbendone gli aspetti. Ovvero: è proprio attraverso il mito che Sergio Braida recupera la matrice originaria dell’essere e vi si rinsalda. Poi, in virtù della componente classica cui la sua scultura è affiliata, può dominarla, riplasmarla in modo multiforme e ricavare così dai materiali, terre o vetroresina che siano, quanto contengono in termini di emozioni e movimento. E ciò per offrire nuovi reperti di nuovi racconti. Nell’eterno gioco della mitopoiesi che interpreta il già stato rendendosi ragione precipua del fare arte. In un proliferare di agganci a diverse culture, e tradizioni ma, soprattutto, riconoscendo l’humus in cui ci siamo formati, con tutti i sensi allerta. Parlare qui di citazionismo sarebbe banale, perché in queste opere non c’è urgenza alcuna di imitare scuole affermando ipotetici canoni. Nell’artista l’orgoglio di appartenenza alla spiritualità degli antichi maestri è palese. I rimandi sapienti, colmi peraltro di chiaroscuri drammatici, lo dichiarano. Le contaminazioni inusitate di modelli diversi ne ridefiniscono tuttavia i confini con il loro stesso porsi a integrazione per un risultato originale. Eclettismo estetico quindi, quello di Sergio Braida. Il suo sistema eleva a sintesi valori del passato e icone contemporanee con la rara qualità di mantenere la freschezza dell’archetipo assimilato alla sua discendenza, ormai razza mutante di progenie estenuata. In un altalenare simbiotico di azioni razionali e spinte intuitive dal risultato particolarissimo in quanto sempre bifronte, e opposto all’imperante degenerazione segnica tramite un voluto riconvertirsi al Bello di ascendenza Neoclassica. Pur non tralasciando gli accadimenti, i linguaggi della globalità persino tecnologica, ravvisabili nell’evoluzione del soggetto pensato. La Donna con burqa in ceramica bianca di politezza fulgida, la Ninfa in verdite granitica il cui sguardo orientale si rivela da dietro un ciuffo spettinato, il volto di Medusa sussurrante ai suoi serpentelli/chioma dalle teste a forma di mouse, una Nereide bianca e rossa affiorante, quasi con sollievo, dai suoi sinuosi capelli/onda sono alcune delle tappe creative di Sergio Braida. Capace di collegare mondi apparentemente lontani con disposizione speciale, ascrivibile alla poetica calviniana della Leggerezza: la dote di chi sa dare ali alle cose convertendo in accessoria la sostanza.


Irene Navarra / Quaderni di critica / Artemisia Eventi Arte /Sergio Braida /
22 agosto 2012


Contributo critico pubblicato in "Voce Isontina" del 3 novembre 2012











Le immagini raffigurano alcune delle sculture esposte nella Mostra METAFORE / Espressioni artistiche del territorio, aperta al pubblico dal 5 ottobre 2012 al 5 dicembre 2012 nelle sale dell’Europalace Hotel di Monfalcone (Gorizia). Orario continuato.