Nella certezza del Mutamento

 
 

Nella certezza del Mutamento
ci perdiamo un po’ lungo la strada
come se non fosse sufficiente
il troppo Vuoto che c’è in noi.

Prospera nel progredire del cammino,
prolifera nel regredire asimmetrico,
o accartocciarsi che dir si voglia
sulla cavità interiore: l’IntusVuoto.





Questa è la prima lirica della prima silloge del libro. Contiene il principio materialista della mia storia. "Ci vuole tutta una vita per imparare a morire", scrive Seneca nel capitolo VII del De brevitate vitae. I giorni che abbiamo alle spalle sono il nostro passato. Li conserviamo nel ricordo come un bene prezioso. Li conosciamo per averli vissuti. I giorni che abbiamo alle spalle sono Morte. Quindi noi conosciamo la Morte e respiriamo all'unisono con il suo respiro. Nel consumarsi della vita, Lei prende consistenza. Mentre noi, anche se coscienti del perenne declinare di ogni cosa, ci rifiutiamo di accettarla, fingendoci una miriade di inganni utili soltanto a giustificare le nostre sciocche illusioni di sopravvivenza. Così, questo Vuoto naturalissimo, lo banalizziamo nei giochi infantili dei riti quotidiani sempre uguali. Che diventano i feticci di un'evidente follia. Il Vuoto però sa fare la sua parte. Anzi, se la scava nel nostro intimo con l'indifferente determinazione degli esseri superiori. Là si assesta, chiudendosi ad anello nella nicchia tappezzata delle nostre stesse emozioni: ornamenti virtuali del Nulla in crescita.