Contestazione e L’Acchiappasogni : due gioielli di Silvia Valenti come motori concettuali di rigenerazione

 
 

Di dissenso tratta questo gioiello. Di attacco al pensiero troppo acquiescente con un messaggio forte che scuota le coscienze. E diventi motore concettuale di polemica e critica. Contestazione quindi, come palese notizia di intenti ed esplicito manifesto programmatico di un rapporto virtuoso tra artista e società, sul filo di una rinsaldata Battaglia delle idee. Per la salvaguardia del semplicemente vivibile. Così tra le case/scatola e la natura libera sta un ponte-lametta da cui cola un resinoso fluido viola. Metafora di insidia letale per il cuore di ciascuna comunità creda il progresso sua unica scelta. L’argento lucido dei muri del minipaese montato su piastra dello stesso metallo, le ametiste incastonate sui tetti, altro non sono che l’emblema della seduzione implicita nell’esteriorità ad ogni costo, resa formula esistenziale dal consumismo. Ben diverso il traslucido apparire della verdeazzurra tanzanite massiva, polita e liscia, a forma di grossa lacrima specchiante solo per un cupo brillio il tossico della cosiddetta civiltà. La fenomenologia del creato potrebbe uscire intonsa dunque, da questo scontro immane con i mostri che la contaminano. Se in noi rampollerà il dubbio e ci scrolleremo di dosso le scorie con un atto di coraggio. La logica del manufatto di Silvia Valenti sta allora nella vocazione alla denuncia. Che risponde peraltro all’esigenza degli intellettuali contemporanei di interagire con la collettività come avanguardie di rinnovamento, divenendo così a buon diritto demiurghi ideologici.
In controcanto, però, a questo pezzo tanto importante per la comunicazione e ponderoso per l’impegno della fattura la giovane designer orafa Silvia Valenti crea L’acchiappasogni, policromo collier etnico-magico destinato alla religione innocente del rituale di buon auspicio che ne è l’anima impalpabile. Un tintinnante universo di perle vitree, legno, rame, ottone, argento, alluminio richiama gli spiriti leggeri degli elementi originari, li disciplina in colori e suoni per renderli intellegibili e porli a benefici custodi del nostro quotidiano. Esorcizzando la mala aria di qualsiasi imprevisto cortocircuito da shock tecnologico con il ristrutturarsi dei geni corrotti in virtù di una ciclica palingenesi cosmica. Di cui L’acchiappasogni si fa accattivante mediatore.



Irene Navarra / Quaderni di critica / Artemisia Eventi Arte / Silvia Valenti/
13 ottobre 2010