La poetica della disambiguazione nei graffiti su intonaci colorati di Enzo Valentinuz

 
 
È una dimensione originaria, quella che nasce dalle opere di Enzo Valentinuz. In eventi successivi di spogliazione. Dall’esterno all’interno. L’artista ci conduce diritti al nucleo pulsante dell’ispirazione, sfogliando e facendoci sfogliare pagine duttili di intonaci colorati. In un sottile inganno di visione d’insieme, che, se diluita in attenta indagine, ci dà la traccia di una storia. Il microcosmo del personale amplificato, enfatizzato fino ad accogliere l’essenza di ogni suggestione o l’anima della terra d’origine con i gesti antichi, i compagni animali. Come il soggetto – un toro - che si accampa nell’angolo a sinistra in alto di Dietro un fazzoletto. Il fazzoletto del titolo è una finzione del pensiero reclinato su se stesso, un filtro ambiguo, da intendersi nell’accezione proposta da Cvetan Todorov quando teorizzò il fantastico collocandolo tra meraviglioso e perturbante. Nell’opera, dunque, un toro / Minotauro docile guarda l’uomo dal braccio abbandonato sul collo del suo cane. A protezione di un mondo ancestralmente rivolto ai miti del quotidiano. Quelli dell’infanzia. Buoni e poeticissimi. Il paesaggio, quadro sub limine, si frammenta in molteplici punti di vista affioranti a mano a mano, fino alla sistemazione completa in forme che si enucleano da chiaroscuri di luce sullo svariare dei grigi, ponendosi come proiezioni mimetiche della realtà. Ma non si esaurisce qua l’universo dell’artista. La poetica della disambiguazione, attuale più che mai nella trappola del comunicare massmediatico, prorompe nel graffito Davanti alle nostre maschere. Da cui noi, spettatori davanti alle nostre maschere collocate a fronte, siamo coinvolti per concorso agnitivo in una sorta di sfida demistificante. Un triangolo di osservazione, questo, reso senza dubbio complesso dal ricorso alla metafora. Che svela la traccia Surrealista di Valentinuz, attinta agli strati profondi dell’essere nutrendosi di ritorni ad similia, con indizi comunicativi dal carattere di suggestioni. Il suo è un estro svincolato da modelli. Ogni vibrare cromatico, ogni graffio in lui è autentico, mirabile. La rappresentazione spaziale porta flash di percezioni, aggregate mediante una struttura geometrica fatta di diagonali, linee frammentate, curve sinuose; le immagini si trasformano, lasciano il senso comune per immergersi in un ordine esistenziale straniato; le figure e gli oggetti fluttuano, come se galleggiassero nel vuoto uniti solamente dalla trama della memoria spontanea. Che risulta pertanto aspetto intrinseco al fare creativo di questo immaginifico interprete di emozioni.


Irene Navarra / Quaderni di critica / Artemisia Eventi Arte /Enzo Valentinuz /
23 agosto 2012



Contributo critico pubblicato in "Voce Isontina" del 10 novembre 2012.






Le immagini raffigurano alcuni dei graffiti esposti nella Mostra METAFORE / Espressioni artistiche del territorio, aperta al pubblico dal 5 ottobre 2012 al 5 dicembre 2012 nelle sale dell’Europalace Hotel di Monfalcone (Gorizia). Orario continuato.