Il ramo d'oro

Ti vuoi salvare? Sarebbe meglio credere in qualcosa. Credere è fondamentale. Cesellarti un ramo d'oro nella mente, da sventolare all'occorrenza sotto il naso di Caronti e Cerberi per uscire dal tuo stesso Inferno, è una necessaria liturgia apotropaica. Storna il peggio, dicono. E se il mito che ti si agita dentro altro non è che un trucco illusorio generato dalla tua stessa coscienza? Al fondo della strada vegetano sequenze seriali di Re Pescatori ormai languidi, ancora in attesa però di un Galahad qualunque, mentre continuano a imputridire guardando l'acqua ai loro piedi infetti. La meta è davvero sempre lontana. Allora, per affievolire il dolore da mancanza di devi spostare le vicende recenti al passato. Guardare rovesciando il cannocchiale dà conforto. L'anima filtra i suoi umori nel vaso di decantazione/riparo provvisorio. Tuttavia questa non sarebbe mai la tua scelta. E intanto ti avvoltoli di più nelle reti che ti hanno lanciato con un gesto ampio, generoso. E ti aggrovigli e leghi. Mutante in scheletro di riccio. Calcareo. Friabile. / / E sia.

Nell'immagine:
Silvia Valenti, Esoscheletro, pastelli, 2013
Irene Navarra, Leggende, olio e collage grafico, 2013