Tu vedi i colori

(Con Il violinista pazzo di Fernando Pessoa)

“Tu vedi i colori”, constatai
con tono noncurante. “Io vedo
in bianco e nero. Così non so se gli occhi
che mi credo neri siano proprio neri
e il volto proprio bianco.

Questo da quando violentò bocche
innocenti e scese sulla pelle l’Aurora
boreale (come una melodia di prodigioso
parto che scroscia tra le tegole dei tetti).

Nella tua sfera d’alabastro
scuoti sul suolo ossi traforati
per cogliere tesori variopinti”,
dissi. Le mie pupille fatte
opali divoratrici di parole.

Poi cominciai a indietreggiare
e a ricalcare orme stampigliate
dentro il fango verso il crepaccio
in cui colavano responsi
infranti. Rimbalzando
quasi fino all’orlo.


Il bianco e il nero assoluti nei miei occhi: una scoperta di molto tempo fa. Quando ti senti dentro l'Aurora Boreale e la sua musica, sai che niente può essere più prodigioso. Non c'è visione che appaghi i colori della tua anima, le armonie vibranti nella mente. Tutto, attorno, è risucchiato nell'abisso dove si consumano destini riottosi.
Scivoliamo nel cuore del Vuoto.
Un lampo accecante, il buio.
Sta nel contrasto la ragione?